Lo Stand Up Paddling, o SUP in forma abbreviata, non è uno sport recente.
Anzi, le sue radici affondano addirittura nel 3.000 A.C., nella cultura dei pescatori peruviani, che sembra utilizzassero proprio delle imbarcazioni di giunchi in posizione eretta per le loro battute di pesca.
Altro riferimento storico è nel 18° secolo, quando l’esploratore inglese James Cook scrisse sul suo diario di alcuni curiosi nativi hawaiani, che pagaiavano in posizione eretta su grosse tavole di legno per contrastare le onde. Era il 1778.
Ma la fonte è incerta. Poteva trattarsi di un gioco, un’attività, un rito… Oppure poteva trattarsi ancora di pescatori.
Sicuramente più attendibile è la nascita dello sport come lo conosciamo oggi negli anni 50, sempre alle Hawaii, più precisamente a Waikiki.
Da poco era stato riscoperto il surf da onda, nasceva la moda dei “Beachboys”, in tanti volevano far parte di questa movimento in continua ascesa.
E il pubblico, americano in particolare, chiedeva sempre più foto di questi pionieri dell’onda.
Il problema? Negli anni 50, scattando dalla riva o da un’imbarcazione, le foto erano spesso sgranate, distanti, poco immerse nell’azione.
E qui nasce l’intuizione geniale. Sembra che un certo Bobby Ah Choy ebbe l’idea di scattare le foto direttamente sull’acqua, raggiungendo i surfisti sopra un longboard manovrato con un remo prestato sul momento.
Potendo mantenersi in posizione eretta, potendo muoversi agilmente insieme con l’onda, la prospettiva delle foto fatte da Choy era completamente diversa, molto più realistica. La carta stampata dell’epoca impazzì per questa novità.
Senza saperlo, Bobby aveva creato un nuovo modo di surfare, che fu battezzato "Beachboy Surfing".
Fin qui però si trattava semplicemente di una curiosità. Il Beachboy surfing era considerato utile solo come metodo per fotografie accattivanti.
Anche nei primi anni 70, durante la shortboard revolution, sembrò che addirittura surfare con i longboard (le tavole lunghe) fosse diventato anacronistico.
Sono pochi i surfisti (un nome noto è quello di John Zabatocky), che continuavano ad uscire con tavola e remo per scattare foto agli altri surfer e che poi adottarono questa tecnica come stile personale per la loro surfata.
E’ però da attribuire ad uno dei più grandi surfisti al mondo, Laird Hamilton, la diffusione delle tavole SUP e il loro successo commerciale.
L’ispirazione venne a Laird negli anni 90, osservando alcuni istruttori di surf hawaiani che, per meglio seguire gli allievi durante i corsi, preferivano affiancarli su longboard rimanendo in posizione eretta e pagagliando con un remo.
Dopo pochi anni, nei quali si lavorò nel definire la forma e le dimensioni ideali della tavola, lo Standup Paddling si affermò come sport, con una crescita esponenziale del numero di appassionati ed un'offerta di materiali sempre più completa ed orientata all'innovazione dei materiali.
Il SUP è considerato uno sport Crossover, in grado di richiamare appassionati di altre attività sportive acquatiche, come il Surf da onda, il Kayaking, il Windsurfing ed il Kiteboarding, tanto per menzionarne alcune…
Sulle tavole da SUP vengono ormai organizzati ogni genera di attività: dai corsi di Yoga, alle visite guidate nelle vie d’acqua delle città fluviali, alle escursioni al lago, alla pet teraphy, alla ginnastica…
Il grande vantaggio è che, in situazioni ventose o in assenza di vento, è possibile allenarsi con continuità, praticamente in qualsiasi specchio d’acqua, anche piccolo.
Sembra proprio che l’estrema semplicità di questi due elementi, tavola e pagaia, rappresentino quasi una tela bianca per chi vi si avvicina, potendole adattare alla propria personalità.